Chi dice America, dice New York. Almeno qui, dalle mie parti: terra di emigrati e di emigranti, terra di gente orgogliosa, culla di una civiltà ormai perduta nel tempo. Più di un secolo fa tanti calabresi sbarcarono sulle sponde dell’Hudson con la valigia di cartone piena di speranze; speranze di una vita migliore, lasciando alle spalle gli affetti più cari.
Nel 1989, giusto all’inizio della mia avventura fotografica, pensai di visitare quella città che tanti decenni prima aveva accolto anche i miei avi. Così, munito di una semplice Kodak Retinette 1A fine anni ’50 e di tanta passione, mi avventurai nella Grande Mela alla scoperta di un mondo per me, fino a quel momento, del tutto sconosciuto.
Rivedere oggi queste immagini, dopo tanti anni, mi provoca una forte emozione. Mi sembra di rivedere da grande i compitini delle scuole elementari, quelli con la bella grafia che si conservano per doveroso ricordo di anni che non torneranno mai più.
Così anche la fotografia, la cui magia è quella di riuscire a fermare il tempo, mi dice quanta strada ho fatto, scatto dopo scatto, viaggio dopo viaggio, alla ricerca sempre e comunque di catturare l’attimo fuggente, quasi a voler rapire luoghi o persone per portarli via con me. L’album di questi ricordi mi rivela inquadrature approssimative, esposizioni da rivedere, tagli da rielaborare, banalità da evitare. Ma questo non conta quando si fotografa per il gusto di fotografare.
Quello che conta veramente, per chi ama la fotografia in quanto tale, è l’emozione che si prova al momento dello scatto, quando l’otturatore – nell’istante in cui di apre – consegna alla nostra storia un attimo irripetibile che non tornerà mai più.
Ecco allora rivedere la gente per strada, i grattacieli, i taxi sfrecciare di fronte al Waldorf Astoria, uno scorcio di China Town e di Little Italy, i panorami mozzafiato.
Ma queste immagini di New York, a differenza di altre, hanno un sapore diverso, una malinconico ricordo che voglio tramutare in speranza. Le Twin Towers, sulle quali ho passato un pomeriggio intero fino a notte inoltrata, quelle dalle quali si godevano i panorami mozzafiato, ora non ci sono più; ancora una volta la fotografia consegna ai posteri una magia dell’uomo che nessun altro uomo potrà distruggere: il ricordo attraverso l’immagine. Ancora una volta la fotografia diventa inconsapevole testimone della storia, ma questa storia sarebbe stato meglio non scriverla.
Questa è la grandezza della fotografia, questo è il concetto di fotografia che ho sempre amato e che porterò per sempre nel mio cuore, perché io non vivo di fotografia ma per la fotografia e spero che la fotografia contribuisca ad avvicinare i popoli ed a far costruire altre cento Twin Towers.
Antonello Serrao